Il Covid-19 e l’automazione

Il Covid-19 e l’automazione

5 Maggio 2021 highlights del settore 0

In questo momento si ha la necessità di trovare strumenti artificiali che possano aiutare o sostituire l’uomo nell'eseguire attività giornaliere.

Milioni di persone hanno iniziato a lavorare da casa in smart working. I fornitori di beni di prima necessità stanno lottando con la richiesta, mentre l’utenza accumula tutto il necessario per la sopravvivenza a lungo termine.

Dopo la pandemia ci saranno grandi cambiamenti sociali nel nostro secolo e lavorativamente parlando si apriranno nuove necessità per la sopravvivenza: robotizzare le linee chiave che reggono la realtà che ci circonda.

Ora si sta valutando e studiando quanto le macchine e i robot possano essere affidabili senza l’intervento umano: quanto durino, quale possa essere il modo di intervenire in remoto e quali possano essere gli errori per i fermi.

Bisogna studiare metodi e modi per sviluppare l’automatizzazione nei punti chiave: deve essere affidabile, sicura e gestibile in remoto. Deve garantire il servizio all’utenza e mantenere gli standard qualitativi di servizio.

Ma a che punto siamo? Le tecnologie sono mature, ma al momento testate soltanto in via sperimentale. In Cina, per esempio, durante l’epidemia sono stati utilizzati sistemi robotici di vario tipo, da quelli per la misurazione della temperatura negli aeroporti ai sistemi di controllo nelle strade per il controllo del rispetto della quarantena.

Secondo quanto espresso da Guang-Zhong Yang «Una cosa che succede in modo ricorrente quando si verificano epidemie come quella di Ebola di qualche anno fa, è che mentre sono in corso c’è una grande attenzione e una grande spinta per l’adozione di sistemi robotici. Tutti mostrano grande interesse. Ma poi quando l’emergenza si risolve, questa spinta si esaurisce. E ogni volta che un’epidemia si ripresenta noi veniamo sorpresi nel momento in cui siamo meno preparati. Questo ci deve servire da lezione e portarci a uno sforzo orchestrato e congiunto per supportare lo sviluppo dei robot che potrebbero essere utilizzati in queste emergenze».

Guang-Zhong Yang durante il picco dell’epidemia in Cina era negli Stati Uniti e ha dovuto rientrare a Shanghai per lavoro dove ha effettuato 14 giorni di quarantena in un hotel. «Mi venivano a controllare la febbre due volte al giorno», ha detto, «ma soprattutto, quello che più mi ha colpito come robotico e che si è rivelato anche un’esperienza molto particolare, è che il cibo che ordinavo mi veniva portato da un piccolo robot, che quando arrivava alla porta della mia camera mi chiamava al telefono per chiedermi di aprire e di ritirare il pasto».

Inoltre, ha proseguito lo scienziato cinese, ci sono molte tecnologie mature che possono trovare impiego e che dovremmo utilizzare di più. «C’è per esempio un robot danese che impiega luce ultravioletta per disinfettare le superfici, qualcosa di molto utile con il virus di Covid-19 che, è stato dimostrato, può sopravvivere a lungo su determinati materiali».

Il distanziamento sociale, una misura fondamentale per portare il contagio a un livello controllabile e sostenibile per i sistemi sanitari, si renderà necessario ancora a lungo e ci costringerà a rivedere interamente il modo con cui concepiamo l’attività nelle aziende. In questo i robot possono avere un ruolo importante, per esempio nella logistica, spostando oggetti o componenti da un luogo all’altro delle aziende riducendo al minimo il contatto ravvicinato tra le persone. Questa tipologia di robot si basa su sistemi di navigazione autonoma che consentono loro di interpretare l’ambiente e muoversi aggirando ostacoli e cose del genere.

Altri campi applicativi dei robot possono riguardare l’analisi delle superfici, per verificare l’eventuale presenza del virus, evitando quindi il contatto di operatori con potenziali portatori del virus, anche asintomatici.

Se una delle grandi resistenze all’introduzione dei robot nell’opinione comune è quella che possa “rubare” lavoro all’uomo, Arash Ajoudani (laboratorio Human-Robot Interfaces and physical Interaction dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova) afferma: “I robot non possono sostituire l’uomo, ma possono migliorare l’esperienza lavorativa umana lì dove uomo e robot si interfacciano e interagiscono, andando così a lavorare in sinergia. L’emergenza del COVID-19 ci mostra le possibilità di rivoluzione che la robotica offre alla nostra società e quale aiuto avrebbe potuto fornire sia nell’ambito ospedaliero e industriale, che nella gestione della quotidianità in quarantena”.